quinta-feira, 23 de junho de 2011

Cânticos da Missa do Corpo de Deus, Solenidade dos Santíssimos Corpo e Sangue de Cristo / Corpus Christi, Sanctissimo Corporis et Sanguinis Christi









Ainda outra interpretação do intróito Introitus Cibavit eoshttp://youtu.be/FwDIHi0QaYU



Ainda sobre este intróito, escreveu Bruder Jakob:

«Tre piccole, incisive pennellate sonore caratterizzano il movimento melodico che s’innalza verso l’apice del messaggio di questo introito. “Cibavit”: la do-re fa; “et de petra melle”: do re fa sol; “saturavit”: re... fa-sol-la (salicus). Nella traduzione latina D-i-o ha saziato il suo popolo. La pienezza appagante ogni necessità è raggiunta grazie al fior di frumento e al miele di roccia, due doni sottolineati dall’insistenza sul fa (adipe) e dal gioco tra fa e sol (melle). Gli alleluia (1 + 3) danno voce all’accoglienza del dono. Esso è ricambiato con il sacrificio di lode intorno al quale i versetti della salmodia tessono alcune variazioni (Exultate, iubilate, sumite psalmum, date tympanum ...).

»Il salmo 80, 17 nella liturgia è riletto in chiave eucaristica e la tradizione all’unanimità ha cantato questo introito il lunedì dopo Pentecoste. Il cibo non è più sostentamento di viaggi impervi e avventurosi attraverso il deserto che si distende davanti agli esuli per quaranta anni. Ieri come oggi la Chiesa raccoglie i pellegrini dell’Assoluto che necessitano di alimenti ben più sostanziosi, dell’unico cibo che può essere pane di vita e bevanda di salvezza: il Corpo e il Sangue del Figlio crocifisso, sacerdote, altare e vittima nella forza dello Spirito santo.

»Nutrirsi dell’Agnello senza macchia per mille e mille anni pone due condizioni: 1] il dono che Gesù Cristo ha fatto di sé; 2] la possibilità di reiterare quel dono in ogni tempo e in ogni spazio. Quest’ultimo aspetto è forse ancora più sconvolgente del primo, perché comporta un superamento della condizione umana. Il Verbo incarnato, vero D-i-o, si è fatto uomo. Con il dono dell’Eucaristia e la consegna ai suoi discepoli (“fate questo in memoria di me”), un individuo fragile, com’è sempre il sacerdote ordinato, diviene Cristo stesso. Nella celebrazione dell’Eucaristia – chiunque egli sia, in stato di grazia o peccatore, bianco o nero, brillante o mediocre – il sacerdote attualizza e rende presente il dono. Prende il pane, lo spezza, lo offre ai fratelli e alle sorelle. Gesti umani divengono divini nel momento in cui pronuncia le parole “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo ...”.

»Il testo ebraico del salmo 80 (81), 17 ricorda che D-i-o è sempre pronto a sopperire ai bisogni più urgenti e vitali del suo popolo. A una condizione. “Iddio gli farebbe mangiare ... Io farei uscire succhi dolci perfino dalla rupe per saziarli” (trad. M. E. Artom; simile M. Buber). Le parole precedenti del salmo indicano in modo esplicito che il popolo non ha voluto dare retta al Signore, non l’ha seguito, ha rifiutato il suo dono preferendo gli idoli.
»Un cantore non ha la vocazione e il mandato di un sacerdote ordinato. Attraverso il suo canto non opera un fatto unico com’è la transustanziazione. Ma il cantore è pur sempre un profeta, attraverso la cui voce Cristo si fa presente. Presenza inquietante e consolatoria, illuminante sino a diventare accecante. Presenza che nutre il popolo di D-i-o a condizione che il cantore e l’assemblea abbandonino le seduzioni degli idoli e si mettano in ascolto assetati della Parola.
»Il diuturno ruminare la Parola nato da un amore appassionato – Lectiones sanctas libenter audire, confida san Benedetto – è la condizione prima per partecipare al banchetto nuziale di Cristo, Verbo abbreviato nelle Scritture e presente, pieno di vita, nell’Eucaristia.»


Graduale Oculi omnium:
http://youtu.be/BB28bC7wZWc

Salmo responsorial simples para o Ano B, em Canto gregoriano em Português: Tomarei o cálice da salvação (PDF) da autoria de Ricardo Marcelo, e cantado pelo dirigente coral do Oratório de São Josemaría Escrivá em Lisboa (MP3)!



Alleluia Caro Mea vero est cibus:
Sequentia Lauda Sion, cantada pelo eslovaco:
Communio Qui manducat:

Ainda sobre esta antífona de comunhão, escreveu Bruder Jakob:
Il Missale Romanum e il Graduale sono d’accordo nel proporre come antifona il testo di Gv 6,56, uno stralcio dal Vangelo odierno (Gv 6, 51-58).

La melodia in fa plagale si sviluppa lungo due archi. Il primo, più ampio, inizia dal do grave, si sofferma in modo vigoroso sul fa (“Qui manducat”) con due virgae episemate, si allarga un poco su “carnem meam” per sottolineare, se fosse necessario, di chi è la carne offerta in cibo. L’ascesa trova il culmine sull’altipiano sonoro del do acuto che evidenzia “sanguinem meum”, prima di concludere serenamente con la promessa “in me manet”. Nel secondo arco il discorso prosegue annunciando un altro aspetto della situazione: “et ego in eo”. Affermazione impegnativa (“dicit Dominus”) sia per chi pronuncia queste parole – il Signore Gesù – sia per quanti sono interpellati, ieri i discepoli, oggi tutti noi.

Penso talora con un misto di vergogna/panico/ironia al giorno precedente la prima Comunione. “Guai se toccate l’Ostia con i denti. Gesù si fa male!!!”. Per evitare questo pericolo e difendere l’incolumità di Gesù hanno inventato delle ostie di “carta velina” che si squagliano in un baleno. Eppure il Signore è stato chiaro: il banchetto eucaristico non è una rappresentazione teatrale, tanto meno una farsa per dare un contentino alle folle affamate e assetate di cibo materiale e ancor più di verità, giustizia, libertà, pace.

Non si tratta né di digiunare né di crepare per un’insana abbuffata (quando nella chiesa dei Salesiani, di fronte a casa, c’erano varie Messe in contemporanea alle 7,00 del mattino, alcune persone facevano a gara per farsi dare il maggior numero possibile di Ostie, saltellando da un altare all’altro al momento opportuno…). In gioco c’è semplicemente la nostra vita che ha bisogno di nutrimento. Vita che sperimentiamo nel quotidiano e nelle varie vicende dell’avventura sociale, certo. Ma questa è soltanto una premessa che ci aiuta a dirigerci verso la Vita, nel Vivere cioè in Cristo. A partire dalla Messa, dall’Eucaristia adorata nel silenzio, di giorno e di notte.

Il Cristo abbreviato nella materia del pane e del vino è lo stesso che si dona a noi – a tutte le ore e in tutte le circostanze (per chi si lamenta che le chiese sono spesso sbarrate e inaccessibili) – abbreviato nella Parola. Parola che possiamo leggere dai libri in molte lingue, tanti formati e edizioni. Parola di cui possiamo nutrirci, forse con maggior attenzione, dal libro della memoria dove lo Spirito santo l’imprime in modo indelebile.

Punto nodale dell’esistere cristiano rimane l’Eucaristia, un modo di essere di Cristo l’ “Emmanuele”, il D-i-o con noi. Per questo motivo, almeno una volta l’anno, il cantore invita tutti a lodare “in hymnis et canticis” colui che ci guida e ci fa da pastore. Seguendo la traccia scritta da san Tommaso d’Aquino – che per la musica del Lauda Sion Salvatorem ha ripescato la melodia parigina della sequenza Laudes Crucis attollamus – ci rendiamo prima di tutto conto della nostra insufficienza “Quantum potes, tantum aude, quia maior omni laude, nec laudare sufficis”. Ciò nonostante, non bisogna retrocedere: “Sit laus plena, sit sonora, sit iucunda, sit decora mentis iubilatio”. Anche per noi vale l’esperienza “umbram fugat veritas, noctem lux eliminat”.“

Ecce panis angelorum, factus cibus viatorum, vere panis filiorum … Bone Pastor, panis vere, Iesu, nostri miserere … Tu nos bona fac videre in terra viventium”.



Às 18h na Igreja do Santíssimo Sacramento, Lisboa:

Celebração na forma ordinária do rito latino da Igreja Católica presidida pelo Padre Armindo Borges, o qual assegura, praticamente sozinho, toda a música ‒ ordinário e próprio ‒, para além, evidentemente, das partes do celebrante, em latim e integralmente cantadas.

Ditas e em português, apenas as leituras ‒ o cântico após a primeira leitura, vulgarmente um salmo responsorial, será um graduale, em linha com a tradição secular do rito latino e de acordo com a Instrução Geral do Missal Romano.

Esta celebração, que aos domingos e dias de preceito tem lugar às 18:00 horas na Igreja do Santíssimo Sacramento, foi antecipada para as 16:15, no mesmo local, em virtude da realização da procissão do Corpo de Deus.

Todo o católico, fiel ao Magistério e ao Papa ‒ ao actual e a todos os anteriores ‒, que ama a liturgia do rito latino, deve organizar o seu dia de modo a poder participar nesta celebração, rigorosamente canónica e sumamente sagrada.

Faça-se munir de um missal bilingue, para poder acompanhar a celebração, e da tradução portuguesa do proprium desta missa; se sabe ler música, apetreche-se com o Graduale Romanum ou Graduale Triplex para poder cantar as partes que competem à assembleia e, eventualmente, associar-se ao Pe. Armindo Borges no canto do ordinário e do próprio.

Para aqueles pouquíssimos leitores do Divini Cultus Sanctitatem que não têm nenhum dos graduais acima mencionados, aqui ficam os cantos e as orações da missa de hoje ‒ SS.mi Corporis et Sanguinis Christi ‒ numa versão bilingue, latim-(hélas)inglês, graças às diligências do inestimável sítio da Church Music Association of America ‒ Musica Sacra ‒ extraído do Gregorian Missal.

NB: o Pe. Armindo é da escola de interpretação do canto gregoriano dita «de Solesmes» (não semiológica, portanto).

1 comentário:

  1. estou lá batido! leva um gradual a mais para mim q ainda não me chegou o novum. abraço

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