domingo, 12 de junho de 2011

Cânticos do Pentecostes / Dominica Pentecostes ad missam in die



Pregação do Papa Bento XVI neste Domingo:



O cântico de entrada Spiritus Domini replevit orbem terram alleluia (0:50), a explicação de Fulvio Rampi sobre as peculiaridades musicais do tempo Pascal (2:27) e a sequência Veni Sancte Spiritus (5:42):



Comentário de Tiago Barófio sobre o intróito:
L’introito di Pentecoste deriva il testo da Sap 1, 7. Con la triade re-fa-la entra nella scena, quasi in punta di piedi, lo Spirito santo. È lo Spirito di D-i-o che la successiva triade fa-la-do e il mi acuto (orbem) rivela nel suo dispiegarsi sull’universo intero. Pur nascosto e invisibile, quasi fosse sullo sfondo della storia, mentre ne è il protagonista principale, lo Spirito “conosce ogni linguaggio”. Affermazione la cui importanza è sottolineata dal secondo vertice melodico, di nuovo il mi. Lo Spirito conosce e, nel rispetto della libertà di ciascuno, è pronto a orientare, correggere, illuminare non solo le parole pronunciate dagli uomini ma, prima di tutto, i moti interiori e i pensieri più profondi, le radici da cui affiorano parole e atteggiamenti operativi. Che tutta questa complessa operazione non sia scontata e pacifica, lo suggerisce il versetto salmico. È un’accorata implorazione (Exsurgat) che ricorda la presenza infestante e continua dei nemici di D-i-o e dei suoi figli. 
Il dono dello Spirito è l’atto che suggella il mistero pasquale; la Pentecoste conclude le sette settimane delle celebrazioni del tempo di Pasqua. Oggi sentiamo ancora il crescendo tonificante dell’ “alleluia” che cantiamo al termine delle due sezioni dell’introito. Ma che cosa accadrà domani? La storia rivela, purtroppo, che lo Spirito spesso scompare dall’orizzonte della vita cristiana: non se ne parla quasi mai oppure se ne rivendica quasi il monopolio in ristretti gruppi non sempre limpidi. 
Nei secoli intorno all’anno 1000, i cantori hanno proposto centinaia di riflessioni oranti, frutto di una diuturna ruminazione. Mentre i teologi “ufficiali” si perdevano in labirinti di astratti ragionamenti, i ministri della Parola cantata hanno fissato il balbettio della loro fede alla ricerca della verità di D-i-o e dell’uomo. Sono in particolare i tropi del Kyrie eleison ha rivelare il tesoro di quella preghiera che il tempo ha reso ancor più preziosa. 
Accanto ad approfondimenti della teologia trinitaria (aequalis patri filioque; flamen sacrum utriusue; amborum sacrum spiramen, nexus amorque; cohaerens patri natoque, unius usiae consistendo, flans ab utroque, vapor utriusque), i cantori del passato ci coinvolgono nella loro esperienza comunicandoci quanto hanno vissuto, proponendo alcuni squarci della loro esperienza per un sereno confronto rispetto a ciò che noi oggi pensiamo e viviamo. 
Ecco una serie di titoli pneumatologici tratti da una dozzina di tropi del Kyrie della Messa: 
fons vitae, vivifice spiritus vitae vis, amor summus, praepotens in munere septiformis gratiae, deus lucifluus, flamen almum cuncta replens lumine splendido tuo, ignis divinus, illustrator cordis/cordium, lux de luce, lumen aeternum pectora illustra, clarificans repletos caligine, distributor gratiae, largitor gratiae/veniae, advocate fidelium, consolator dolentis animae, medicina nostra et misericordia, expurgator scelerum, purgator culpae, salus nostra, solamen miserorum, virtus nostra, vivificans repletos caligine, vis purificans ... 
Non resta che iniziare ogni nostro impegno liturgico con un’invocazione come quella che conclude il Kyrie Fons bonitatis (ed. Vaticana II): Kyrie, ignis divini pectora nostra succende, ut digni pariter proclamare possimus semper: eleyson.



Aleluia Vinde Espírito Santo.


A sequência Veni Sancte Spiritus, cantada pelo eslovaco:

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