Mostrar mensagens com a etiqueta Bruder Jakob. Mostrar todas as mensagens
Mostrar mensagens com a etiqueta Bruder Jakob. Mostrar todas as mensagens

sexta-feira, 22 de maio de 2020

Jornada em Linha da Schola Cantorum de Çamora

Decorreu no passado sábado 16 de Maio no YouTube. Temas:

00:00 Apresentação da Jornada (Víctor Nogal Martín).
00:55 Arquitectura: Cantando na iglesia. Da Schola Cantorum à cantoria (Eduardo Carrero Santamaría).  
38:39 Modalidade: Os modos antes dos modos (Juan Carlos Asensio Palacios).  
1:01:57 Semiologia: Da memória ao pergaminho (Vicente Urones Sánchez). 
1:23:28 Composição livre. O tropo (María Isabel Arias Villanueva). 
1:44:23 Canto misto ou figurado (Santiago Ruiz Torres). 
2:07:52 Discografia: A interpretação do canto gregoriano nos discos: desde as suas origens até aos nossos dias (Manuel Alberto Díaz-Blanco González-Mohíno). 
2:42:43 Encerramento da Jornada (Víctor Nogal Martín). 
2:43:15 Intróito Vocem iocunditatis (Graces&Voices).



segunda-feira, 29 de junho de 2015

domingo, 7 de dezembro de 2014

Música própria do 12º Domingo do Tempo Comum / Hebdomada duodecima per annum

Partituras:
Próprio autêntico completo PDF

Intróito Dóminus fortitúdo plébis súae, aqui cantado pelo Pedro Emanuel Desmazeiros:

O Senhor é a fortaleza da sua plebe, e é protector dos [que são] saudáveis [por causa] do seu Cristo: faze salvo o teu pôvo, Senhor, e bendize a tua herança, e rege-os até ao século. Sal. A Ti, Senhor, clamarei, meu Deus não te silencies perante mim: nunca te cales para mim, e serei assimila do aos que descem ao lago.



E aqui comentado por Tiago Barófio:

Clicai e vêde.
Il salmo 27, 8-9 fornisce al canto uno dei testi più estesi degli introiti in re plagale (II modo). Dal la grave s’innesta una frequente formula d’intonazione (la-do-re re) come pure la cadenza finale sul re amplifica leggermente una tradizionale formula conclusiva per dare voce alle sei sillabe con cui termina il pezzo (usque in saeculum). L’apertura iniziale è ripetuta due volte (salvum, populum), mentre al la grave la melodia scende anche due volte (sui est, salvum fac). Pur raggiungendo all’acuto il sol, la nota principale rimane il fa che funge da reale dominante e, a tratti, da corda di recita. L’insistenza sul fa conferisce all’introito una valenza meditativa e invita ad un confronto con l’esperienza del salmista.
Il testo è una confessione di fede e volge lo sguardo su due scenari complementari, indissolubilmente collegati tra di loro. All’orizzonte della storia si stagliano due realtà: la comunità del popolo di D-i-o (plebs, populus, hereditas) e l’unto del Signore (Christus). I molti e il solo individuo non si contrappongono: sono i due aspetti dell’unica eredità di D-i-o. Egli forma e raccoglie intorno a sé la sua famiglia e non si limita a uno sguardo svogliato che non va oltre una massa anonima. D-i-o ha un occhio di predilezione per ciascuno, e soltanto così ama veramente tutti. L’individuo è solo, ma non scompare come un pulviscolo senza forma; scopre la propria dignità in quanto membro di una comunità sociale ed ecclesiale costruita vivis ex lapidibus.
La parola chiave è quel Christus che il salmista contempla quale unto di D-i-o (Christi sui). Il cantore è invitato a scolpire nel cuore quella parola su cui la melodia s’attarda per meglio interiorizzare l’esperienza davidica. L’unto è in primo luogo Gesù Cristo, re e sacerdote e profeta. Ma unto è anche il cantore che oggi avverte la propria responsabilità battesimale di vivere e testimoniare la propria vocazione e regale e sacerdotale e profetica. Vocazione e missione regale nel rivelare la supremazia e la potenza dell’amore dono dello Spirito; sacerdotale nell’essere e divenire – in modo sempre più trasparente – mediatore non solo tra D-i-o e l’assemblea orante, ma anche tra la comunità e il Padre delle misericordie; profetica nel gridare con la vita, esprimere con il silenzio, cantare con il cuore e la voce che D-i-o è Padre del Signore nostro Gesù Cristo nel vincolo dello Spirito santo.
Progetto ambizioso? No. È semplicemente la conseguenza di aver accolto il dono di D-i-o nel battesimo e nelle infinite situazioni che si sono moltiplicate in seguito, spesso senza che ce ne accorgessimo e le prendessimo sul serio. Progetto impossibile da realizzare? Certo. Ma non siamo noi i protagonisti della storia. Non siamo noi che dobbiamo mostrare i muscoli e attribuirci chissà quale virtù taumaturgica. Il progetto è di D-i-o. Noi siamo chiamati a collaborare con Lui. Cominciamo a riconoscere che Lui solo è la forza, il rifugio e la salvezza, la nostra benedizione e guida. Al momento opportuno vedremo che cosa è necessario realizzare. Illuminati e confortati dallo Spirito avremo anche il coraggio di agire.
Te Christum solum novimus / te mente pura et simplici / rogare curvato genu / flendo et canendo discimus (dall’inno Nox et tenebrae et nubila).

Gradual Responsorial Convertere Domine cantado pelo eslovaco:




Salmo Responsorial em Português em Canto Gregoriano Simples para o Ano B Dai graças ao Senhor, porque é eterna a sua misericórdia (PDF) da autoria do nosso amigo Ricardo Marcelo de Lisboa.




Alleluia In te Dómine speráui, aqui cantado pelo Pedro Emanuel Desmazeiros:

Em ti, Senhor, esperei: não serei confundido na eternidade: na tua justiça liberta-me, e resgata-me: inclina para mim a tua orelha, acelera para que me resgates.




Comunhão Circuíbo et immolábo, aqui cantado pelo Pedro francês:

Circularei e imolarei no tabernáculo d'Êle a hóstia da jubilação: cantarei, e direi o Salmo ao Senhor.




No Domingo do Ano C, Qui vult veníre, aqui cantada pelo Pedro Emanuel Desmazeiros:

Quem quiser vir após Mim, abnegue-se a si mesmo: e carregue a sua cruz, e siga-Me.






Fontes e gravação c2019-6-22:
ĩt. Dominus fortitudo plebis http://pemdatabase.eu/image/61257
ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
gl. http://pemdatabase.eu/image/11612
of. Perfice gressus http://pemdatabase.eu/musical-item/90982
sã. = ky.
ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. http://pemdatabase.eu/musical-item/46564
hỹ. Pãge lĩgua gloriosi
ãt. Salve Regĩa http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

Música própria do 20º Domingo do Tempo Comum / Hebdomada vigésima per annum

Partituras:
Próprio autêntico completo (PDF)
Ofertório autêntico com versículos (PDF)

Intróito Protector noster , cantado por Pedro francês.

Protector nosso, olha, Deus, e considera a face do teu Cristo: porque melhor é [estar] um dia nos teus átrios, do que [possuir] milhares.





Comentário de Tiago Barófio:
Clicai e vêde melhor.
L’introito Protector noster ha varie sezioni in comune con Salus populi, un altro introito in mi di IV modo, che si canta nella XXV domenica. Nel canto odierno quattro apici musicali (do) sottolineano altrettante espressioni con un procedimento a chiasmo dovuto alla nota di partenza dell’arco melodico. La parole aspice e millia si cantano con uno slancio iniziale dal re grave; Christi (con abbellimento del do toccando il re) e dies una partendo dal fa. Un effetto particolare si trova nell’inciso quia melior est che raccorda le due frasi principali alterando con il si bemolle il nucleo sol-la-si-la, appena cantato con il si naturale (tui).
Il testo riprende alcuni stralci da un canto di pellegrini pieno di nostalgia (sal 84, 10.11 + 2 nella salmodia): “Quanto sono amabili le Tue dimore (v. 2), l’anima mia languisce e brama gli atri del Signore (v. 3), il nido presso i tuoi altari (v. 4), beato chi abita la Tua casa sempre canta le Tue lodi (v. 5), un giorno nei tuoi atri è più che mille altrove (v. 11), stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi (v. 11)”. È un serrato accumularsi di espressioni traboccanti senza sosta da un cuore “ubriaco” di D-i-o.
Il pellegrino “trova in Lui la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio” (v. 6). Viaggio difficile, pieno di incognite. La valle arida (con Eugenio Zolli è da preferirsi a “valle del pianto”) si trasforma in una sorgente (v. 7) che tonifica il pellegrino, infondendogli le energie necessarie all’incontro finale del viaggio.
Il verso 10 rivela il volto del pellegrino: è il consacrato da D-i-o, l’Unto di D-i-o, il Messia, Cristo Gesù secondo la tradizione cristiana che si riflette anche nella versione italiana. Tutto vero, senza tuttavia escludere quanti nel battesimo sono stati unti con il crisma, resi così partecipi della sua profezia e della sua regalità e del suo sacerdozio. In Cristo il Padre contempla il Figlio delle sue delizie. In Cristo il Padre contempla tutti i suoi figli adottivi. Figli se non rinunciano alla vita divina che si raggiunge attraverso il discepolato incondizionato al Servo di D-i-o, l’Agnello senza macchia, il Crocifisso e Risorto. Vita divina che dà un sua propria impronta all’esistenza quotidiana con la ovvia e naturale conseguenza. Fino a quando, finalmente, per ciascuno di noi davvero un giorno in preghiera in un oratorio è più che mille altrove, stare sulla soglia di una chiesa è meglio che abitare nei palazzi del potere. 
“Il Signore non rifiuta il bene a chi cammina e vive con rettitudine” (v. 12). In questa prospettiva il cantore non deve preoccuparsi di che cosa canta e come canta. Cercare prima il Regno. Il resto è un di più che verrà donato a suo tempo e nella misura adeguata alle condizioni di ciascuno. Ammesso che le mediazioni umane non siano rapaci e tolgano ai poveri ciò che loro spetta, defraudando gli ultimi e offendendo D-i-o. 
Nel suo impegno corale e nella vita di ogni giorno, il cantore è pertanto chiamato a testimoniare la fedeltà di D-i-o. Con la pace che deriva dall’abbandono alla divina Provvidenza. “Beato l’uomo che in Te confida” (v. 13).

Alleluia Venite, por Pedro francês.

Vinde, exultemos no Senhor, jubilemos em Deus, salvador nosso.




Ofertório Immitet, cantado pelo Pedro francês:

Enviará o anjo do Senhor à volta dos tementes d'Ele, e resgatá-los-á: degustai e vêde, porque suave é o Senhor.
V.1 Bendirei o Senhor em todo o tempo: sempre o louvor d'Ele [estará] na minha boca.
V.2 No Senhor será louvada a minha alma: ouçam os mansos e alegrem-se. Engradecei o Senhor comigo, e exaltemos o nome d'Ele à vez.

V.3 Acedei-Lhe e sereis iluminados, e os vossos vultos não corarão. Êste pobre clamou e o Senhor ouviu-o, e de todas as suas tribulações o livrou.




Comunhão Primum quaerite, pelo Pedro francês:

Primeiro buscai o reino de Deus, e tudo vos acrescentará, diz o Senhor.




Comunhão no Domingo do ano A, Domus mea, por Pedro francês:

A minha casa, casa de oração se chama, diz o Senhor: nela, todo o que pede recebe: e todo o que procura encontra, e aos que batem será aberto.



Comentário de Tiago Barófio a esta comunhão (PDF).

Partituras e gravação de 18-8-2018:
ĩt. Protector noster http://pemdatabase.eu/musical-item/44850
ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
gl. http://pemdatabase.eu/image/11612
gr. Protector noster http://pemdatabase.eu/musical-item/44851 & http://pemdatabase.eu/musical-item/44852
al. Caro mea http://pemdatabase.eu/image/1380
of. Immitet angelus http://pemdatabase.eu/musical-item/44853
sã. = ky.
ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. Qui manducat carnem meam http://pemdatabase.eu/image/39331 & http://pemdatabase.eu/image/34871
hỹ. Pange lingua
ãt. Salve Regina http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

domingo, 5 de janeiro de 2014

Música do 11º Domingo do Tempo Comum / Hebdomada Undecima per Annum


Intróito Exáudi Domine, cantado pelo eslovaco:



Agora cantado por Pedro Manuel Desmazeiros:




E comentado por Tiago Barófio:
Non è l’unico introito che inizia con la supplica “Exaudi/Ascolta”, Questo canto, tuttavia, è particolare. Dopo essersi rivolto a D-i-o con una forte insistenza sul fa scandito su ciascuna delle tre sillabe iniziali, il cantore avverte di aver preteso troppo e, guidato dalla melodia, si ritrae in un'altra zona del suo essere, del suo pensare, del suo agire.
Il Domine successivo – come pure il Deus verso la fine della supplica – raggiunge il do grave. In questo movimento di poche note che sostengono le prime sei sillabe dell'introito, è scritta la dinamica della vita e della preghiera cristiana. 
Provocato e sorretto dallo Spirito, l’orante s’innalza a D-i-o ad altezze irraggiungibili dall’uomo, pur sempre forte della parrhesia / audacia filiale. In un’altra modalità di coraggio, illuminato dallo stesso Spirito, accetta il proprio stato di estrema precarietà, si pone al livello più basso, terra terra. Il livello dove può ritrovare a pari condizioni il Figlio di D-i-o annullato nella carne palpitante dell'umanità. La tappa del Natale (memoria dell'incarnazione e annullamento del Verbo) nel giro vorticoso della vita si alterna continuamente con la tappa della Pasqua sino al traguardo finale della Visione taborica. 
La certezza di essere non solo ascoltato, ma anche “es-audito”, è vissuta dal cantore nella coscienza che il Padre, nell'udire la preghiera, percepisce e ascolta prima di tutto la voce del Figlio, il primogenito di ogni creatura. La preghiera prorompe in espressioni ravvivate dalla speranza che non è alimentata da calcoli umani e da tornaconti egocentrici. La speranza cristiana s'inoltra nel cammino della sequela di Cristo che non è abbandonato anche quando tutto fa pensare che sia stato ignorato dal Padre ed eliminato dagli uomini, per sempre, senza possibilità di riscatto. L'affermazione del salmo 25 introitale “ne derelinquas me / non respingermi” fa da contrappunto al grido del salmo 21 che sale dal cuore smarrito di Gesù “Deus meus, Deus meus, quare me dereliquisti?/D-i-o mio, sì, D-i-o mio, perché mi hai respinto?”. 
Nella luce della risurrezione del Reietto dalle genti e, apparentemente, abbandonato anche da D-i-o Padre, il cantore dopo attimi – forse giorni o mesi o anni ? – di panico, riesce a raggiungere le profondità abissali del proprio cuore e ritrovare se stesso nell'incontro con Cristo. Alla luce di quanto vive nel silenzio e nella solitudine che riempiono il tempio dello Spirito santo, dopo essere riuscito a mettersi alla presenza di D-i-o, è in grado di concretizzare la sua vocazione e di assolvere alla sua missione profetica: D-i-o ascolta ed esaudisce, è l'aiuto che mai viene meno e mai abbandona i suoi figli, è la salvezza.
La professione di fede del salmo 26, 7 fluisce senza interruzione. È una cascata incontenibile che porta a valle tutta una serie di esperienze e di emozioni strettamente collegate tra di loro. La prima frase “Exaudi Domine … ad te”, con la cadenza sospesa e ribaltata sul fa, esige di essere saldata alle parole successive. La musica con il suo ondeggiare attraverso gli archi melodici fa avanzare la consapevolezza che davvero, come dice la salmodia riprendendo il tema principale della precedente domenica, “Dominus illuminatio mea et salus mea, quem timebo?”.

Partituras:
  • Próprio gregoriano autêntico completo no Graduale Restitutum (PDF)
  • Salmos responsoriais gregorianos simples em português:
    • ano A: Nós somos os pôvo de Deus, as ovelhas do seu rebanho (PDF)
    • ano B: É bom louvar-Vos, Senhor (PDF)
    • ano C: Perdoai, Senhor, minha culpa e meu pecado (PDF)

Partituras e gravação de 16-6-2018:
ĩt. Exaudi Domine...adjutor http://pemdatabase.eu/image/2433
ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
gl. http://pemdatabase.eu/image/11612
gr. Bonum est confiteri http://pemdatabase.eu/image/1815 & http://pemdatabase.eu/image/2661
al. Benedicam Dominum http://pemdatabase.eu/image/2459
of. Benedicam Dominum = al.
sã. = ky.
ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. Unam petii = of.
hỹ. Pange lingua
ãt. Salve Regina http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

sexta-feira, 1 de julho de 2011

Música própria do 14º Domingo do Tempo Comum / Hebdomada XIV per annum

Partituras do Próprio autêntico: PDF
Ofertório autêntico com versículos: PDF



2ª parte do vídeo, com os cantares dos Cantadores Gregorianos de Cremona e o comentário de seu regedor, o Maestro Fúlvio Rampi:
  • o cântico de entrada Suscepimus Deus misericordiam tuam, peça originalmente para a festa da apresentação do Senhor no Templo, popularmente conhecida por "festa das candeias": Recordamos, Senhor, a vossa misericórdia no meio do vosso templo. Toda a terra proclama o louvor do vosso nome, porque sois justo e santo, Senhor nosso Deus.  Grande é o Senhor e digno de louvor, na cidade do nosso Deus, no seu monte santo. Salmo 47, 10-11 
  • e o cântico da comunhão Gustate et videte quoniam suavis est Dominus (aos 4min25): Saboreai e vede como o Senhor é bom: feliz o homem que n’Ele se refugia. Salmo 33, 9:


Escutai ainda outra interpretação do mesmo intróito, pelo eslovaco:




Comentário de Tiago Barófio:

Sono 27 gli introiti di I modo (re) dell’odierno Graduale. Un numero relativamente consistente (9 + 1) afferma l’impianto modale nel cantare la caratteristica formula d’intonazione do-re re-la-si la. A parte il comune sigillo modale – un biglietto da visita con cui la melodia si presenta rivelando senza equivoci la sua”stirpe” – ogni introito ha una sua propria fisionomia. Suscepimus, ad esempio, è l’unico che raggiunge il mi acuto con una formula d’abbellimento (nomen: do-mi-re), grazie alla quale si evidenzia l’arricchimento della corrispondente sezione in fa. Il duplice porrectus flexus (do-la-do-sol) si trova unicamente nel nostro introito e aiuta a inserirci nella dinamica che dilata il tempio (templi) fino a estenderlo ai confini della terra (fines terre). Quanto i due parametri (locale e universale) siano strettamente collegati, e si richiamino a vicenda, è sottolineato da un’unica e medesima formula cadenzale (tui/terrae: fa-la-sol-fa sol-fa fa). Con un’importante differenza. Nel secondo caso non si può indugiare troppo: “Einsiedeln 121” tra terrae e iustitia annota uno st(atim) che esige la saldatura della coda (iustitia - tua) alla frase precedente.
Suscepimus è l’introito previsto anche per il 2 febbraio, quando lo stesso testo salmico (47, 10-11) risuona subito dopo nel responsorio graduale. In questa angolazione si comprende meglio la traduzione latina (suscipere = accogliere) che si riferisce al gesto del vegliardo Simeone nell’atto di prendere in braccio il bambino Gesù, la rivelazione della misericordia di D-i-o. Cantato nel tempo ordinario, l’introito suggerisce altre connotazioni introdotte dalle “nuove” traduzioni: ricordiamo, andiamo ripensando, pensiamo ... Il centro dell’attenzione è galvanizzato dall’esperienza della misericordia di D-i-o, che era e rimane ancora oggi e sarà anche domani una realtà palpitante e viva, il Signore Gesù Cristo.
L’episodio di cui parla san Luca con la presentazione al tempio (2, 22-38), rimane attuale sotto molteplici aspetti. Ieri il tempio era pieno di gente pia e osservante, ma del Bimbo si sono accorti soltanto due anziani, con i limiti imposti dalla vecchiaia, ma soprattutto con la ricchezza di un diuturna ricerca di D-i-o. Oggi le chiese non sono più affollate come in passato, ma c’è ancora troppa massa indifferente, a volte senza neppure l’interesse dei turisti di passaggio. Lo squallore e la trasandatezza di tante celebrazioni non rivelano lo splendore della liturgia. Forse perché ci si dimentica di due cose: il tempio di D-i-o è tale se trascende i muri di una chiesa. Il che avviene fondamentalmente su due piani. 1] Il tempio più importante del nostro esistere di credenti non è quello interiore edificato dallo Spirito. 2] La liturgia che celebriamo nel tempo è azione dello Spirito se riflette a) quanto si vive nel tempio interiore del cuore e 2) si apre alla realtà futura, in qualche modo anticipandola. Allora il presente accoglie passato e futuro; l’edificio di culto si dilata e raggiunge i confini della storia; la liturgia respira con un ritmo universale.
Di questa vitalità sono testimoni i cantori, nella misura in cui realizzano quanto affermano con un inno quaresimale: Dei fide qua vivimus / spe perenni qua credimus / per caritatis gratiam / Christi canamus gloriam.


Gradual Responsorial Esto mihi in Deum protectorem Salmo 71 (70), 3.1

Sêde a minha protecção e o refúgio onde me acolho. Vós prometestes salvar-me, pois sôis o meu rochedo e a minha fortaleza. Em Vós, Senhor, me refugio: jamais serei confundido. 


  • Nos anos ímpares, à 2ª feira, canta-se o gradual Angelis suis.
  • Nos anos pares, à 5ª feira, canta-se o Ostende nobis.



No Domingo do ano A canta-se a Alleluia Venite ad me, aqui na voz do Pedro francês.

Vinde a Mim, todos os que andais cansados e oprimidos, e Eu vos aliviarei.
cf. Mt 11, 28




Nos outros dias canta-se a Aleluia Magnus Dóminus:



Nos anos pares, à 5ª feira, canta-se o Alleluia Ostende nobis.

Partituras para cantar as Leituras (do Ano A) em português



Ofertório Populum humilem, Salmo 17,28,32, aqui cantado pelo Pedro francês:

O pôvo humilde Tu salvarás, Senhor, e os olhos dos soberbos humilharás: porque quem é Deus senão Tu, Senhor? V. O meu clamor, na presença dele, entrou nas orelhas dele. O meu libertador das gentes iracundas: dos que se insurgirem contra mim me exaltarás.




Lêde tão-bem o comentário de Tiago Barófio à antífona de Comunhão Gustate et videte (.PDF)


No Domingo do Ano C, canta-se Dico vobis gaudium, aqui na voz do francês:



Tecto da Igreja do Santíssimo Sacramento, em Lisboa.

Gravação e partituras de 7-7-2018:
ĩt. Suscepimus Deus http://pemdatabase.eu/image/1385 & http://pemdatabase.eu/image/11416
ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
gr. Propitius esto http://pemdatabase.eu/image/2434
al. Celi enarrant = gr.
of. Populum humilem http://pemdatabase.eu/image/2463
sã. = ky.
ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. Gustate & videte = of.
hỹ. Pange lingua
ãt. Salve Regina http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

    *

    Fontes e gravação c2019-7-6
    ĩt. Suscepimus Deus http://pemdatabase.eu/image/1385 & http://pemdatabase.eu/image/11416 (Coimbra e Sens)
    ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
    gl. http://pemdatabase.eu/image/11612
    of. Populum humilem http://pemdatabase.eu/image/2463 (Braga)
    cõ. Gustate & videte = of.
    sã. = ky.
    ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
    hỹ. Pãge lĩgua gloriosi
    ãt. Salve Regĩa http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

    domingo, 24 de abril de 2011

    Música do Domingo de Páscoa / Dominica Ressurrectionis ad Missam in Die

    A Ressurreição, por Tintoreto.

    O cântico de entrada desta Missa é o intróito Resurréxi :




    Não deixeis de ler o inspirador comentário do maestro Fúlvio Rampi a este intróito:

    Obras maestras del canto gregoriano / El introito de Pascua

    Es el canto de entrada del domingo de Resurrección. Aquí en una nueva ejecución que nos ofrecen los "Cantori Gregoriani" y su Maestro

    de Fulvio Rampi




    TRADUCCIÓN


    He resucitado y estoy aún contigo, aleluya.
    Apoyas sobre mí tu mano, aleluya.
    Sublime es tu conocimiento, aleluya, aleluya.

    Señor, tú me sondeas y me conoces,
    Me conoces cuando me siento o me levanto.

    He resucitado...

    (Salmo 139, 5.6.1.2)



    ESCUCHA







    GUÍA A LA ESCUCHA


    La gran “R” que ocupa amplios espacios en las miniaturas de los antiguos pergaminos y en los libros litúrgicos es el signo de la Pascua. Después de la gran “A” del introito “Ad te levavi” que inaugura el año litúrgico en el primer domingo de Adviento, he aquí ahora el “Resurrexi” que indica el corazón del mismo.

    Unos pocos versículos del salmo 139, en la versión “cristológica” de la Vulgata de Jerónimo, se convierten en el texto del introito más importante del repertorio gregoriano.

    Después de la conmovedora Vigilia de la noche anterior, la misa del día de Pascua se abre con este nuevo anuncio de resurrección. Un anuncio que, sin embargo, nos cuesta no definir decepcionante por la forma musical que lo adorna. La melodía es árida y procede de manera constante en una modalidad de deuterus que, partiendo de un Mi grave insistente y ligeramente adornado sólo con unos sonidos cercanos, alcanza raramente el La agudo que ratifica a duras penas incluso la pertenencia plagal al cuarto modo.

    Nos preguntamos por qué no le corresponde a tanta solemnidad iconográfica una melodía exuberante. Nos preguntamos el porqué de una ostentada distancia entre la centralidad del hecho litúrgico y la reluctancia del hecho sonoro. Nos preguntamos, en resumen, qué sentido tiene anunciar la Pascua de Resurrección en este cuarto modo.

    La exégesis del texto resuena en una modalidad que percibimos insuficiente, inadecuada para comunicar una noticia tan turbadora. El “Resurrexi” está contenido todo él en ese cuarto modo que evoca contextos aparentemente lejanos al misterio que se está celebrando.

    Incluso sin ceder a esquematismos exasperados, hay que recordar que a cada uno de los ocho modos gregorianos – sistema denominado “octoechos” – se le atribuía, por parte de los teóricos medievales y de épocas sucesivas, un "ethos" específico. El mismo arte medieval ha querido representar visivamente las cualidades artísticas y de significado de los modos gregorianos. En este sentido son célebres las representaciones de los modos en los capiteles de Cluny y de Autun. En nuestro caso, en el capitel cluniacense correspondiente al cuarto modo aparece una elocuente inscripción que lo explica asignándole un carácter fúnebre, acompañado de un velo de tristeza.

    El introito de Pascua marca, por tanto, un punto de máxima distancia entre nuestras expectativas y la propuesta real del canto gregoriano. Pero dicha distancia está medida sobre nuestra incapacidad de entrar en profunda sintonía con el componente alusivo de este repertorio, verdadera clave de cambio de su proyecto litúrgico-musical.

    Hay que reafirmar que no es correcto ceder a un esquematismo exasperado ni siquiera en lo que respecta a la fascinante teoría del ethos modal. Esto significa que no todas las piezas en cuarto modo están vinculadas al luto o a la tristeza. La cuestión, obviamente, es mucho más compleja; dicho lo cual, resulta sin embargo fundamental que las diversas modalidades del canto gregoriano, como cualquier otro de sus elementos constitutivos, sean consideradas bajo distintos aspectos, buscando por ejemplo, las referencias formularias y las concordancias.

    El componente alusivo proprio de la lógica formular, que se encuentra asimismo varias veces en los cantos de Cuaresma, se extiende de hecho también a la lógica modal. No sólo es necesaria una lectura inteligente de la fórmula, - que no está circunscrita a ninguna referencia evidente a casos paralelos -, sino también una mirada abierta en mérito a la utilización de las mismas estructuras modales.

    No basta mirar desde dentro cada pieza gregoriana. Hay que buscar una lógica de amplio respiro, tanto en la vertiente formular como en la vertiente modal, como sucede en este caso. La delicada teoría del ethos de los modos puede revelarse, en realidad, una valiosa ayuda para descubrir una especie de “modalidad tendencial” que, partiendo de cada pieza individual, abraza todo un recorrido litúrgico, construyendo relaciones de sentido y siendo instrumento de memoria y para la memoria.

    El introito “Resurrexi” es signo, expresión y cumplimiento de un recorrido litúrgico, el del Triduo pascual, durante el cual se celebran sin solución de continuidad la pasión y la muerte y la resurrección del Señor. Hay que centrar la atención de manera intencionada en la conjunción “y”, que ratifica la absoluta continuidad de los tres acontecimientos uniéndolos bajo una única mirada, según el artículo de fe proclamado en el Credo: “passus, et sepultus est, et resurrexit”.

    Ciertamente, no es casual la pertenencia a la modalidad del deuterus del introito “Nos autem” que en la “Missa in Coena Domini” del Jueves Santo abre el Triduo sacro. En el célebre texto paulino (Gálatas 6, 14) encontramos el resumen del acontecimiento pascual: “Nos autem gloriari oportet in cruce Domini nostri Iesu Christi: in quo est salus, vita et resurrectio nostra: per quem salvati et liberati sumus” (En cuanto a mí ¡Dios me libre gloriarme si nos es en la cruz de nuestro Señor Jesucristo, en el que está nuestra salvación, vida y resurrección; mediante el cual hemos sido salvados y liberados). En él la cruz y la resurrección ya están unidas, entrelazadas y se anuncia, contemporáneamente, la perspectiva de salvación en una única modalidad de deuterus.

    Para finalizar, hay que recordar que el mismo introito “Nos autem” del Jueves Santo está, a su vez, precedido por un recorrido en deuterus trazado por los introitos de los primeros días de la Semana Santa.

    Por tanto, la “modalidad tendencial” que acompaña este camino no puede hacer otra cosa más que implicar también la Pascua. El canto gregoriano pronuncia un “Resurrexi” lleno de memoria y, por tanto, no separable de los días en deuterus de la Pasión.

    Así pues, por este motivo, la ejecución aislada de este introito en nuestras liturgias nos parece muy inoportuna y fuera de lugar. Tal vez sea ciertamente así, pero no por una desilusión de la que sería responsable el canto gregoriano, sino más bien por nuestra ausencia de memoria.

    La misa del día de Pascua, sin embargo, no tiene solamente el color oscuro del deuterus. Si el “Resurrexi” se ubica, como hemos remarcado hasta ahora, como cumplimiento de un recorrido concreto, es también verdad que los otros cantos del proprio de esta misa tocan todas las categorías modales fundamentales del sistema del octoechos.

    El gradual “Haec dies” está en protus, es decir en la melodía-tipo de los graduales de segundo modo, mientras el ofertorio “Terra tremuit” propone de nuevo el deuterus para el texto de un salmo (Salmo 75, 9-10) de intenso dramatismo: “Terra tremuit et quievit dum resurgeret in iudicio Deus” (La tierra se asusta y se calma cuando Dios se pone en pie para juzgar).

    El verdadero júbilo sólo puede ser confiado al aleluya “Pascha nostrum” y a su explosiva modalidad de tetrardus auténtico, el séptimo modo, lleno de impulso juvenil. Por último, el mismo texto paulino, enriquecido por un ulterior versículo (1 Corintios 5, 7.8), resuena en tritus plagal, el sexto modo, en la antífona a la comunión, en el que la alegría pascual encuentra un arribo sereno, devoto y se convierte en gozo pleno y contenido profundo y orante.

    El anuncio pascual, punteado de nuevos “aleluyas” en cada pieza y comentado por la tan conocida como increíble secuencia “Victimae paschali laudes” es, en resumen, completado plenamente. Y resuena durante la misa en todas las lenguas modales posibles conocidas por el canto gregoriano.
    __________

    La partitura musical reproducida más arriba está tomada del "Graduale Novum", ConBrio Verlagsgesellschaft, Regensburg, 2011, p. 165.
    19.4.2014 

    Este mesmo intróito, comentado por Bruder Jakob:
    14-04-2014 Pasqua - Resurrexi
    L’introito pasquale presenta vari aspetti d’interesse musicologico. La melodia propone la tecnica compositiva maqam, diffusa nel Mediterraneo. Nei manoscritti, inoltre, si trova anche la lezione Resurrexit: la terza persona è esigita dalla presenza di un’integrazione tropistica. Si pensi che si conoscono oltre 160 elementi di tropo connessi con Resurrexi/xit.
    La melodia in mi plagale presenta un ambito circoscritto alla sesta do-la. Il discorso musicale è estremamente sobrio; sulle prime sembra contrastare l’esuberanza della gioia che ci si attenderebbe a Pasqua. Tutto procede in maniera pacata, “sottovoce”. Sotto la guida della liturgia, ci s’accorge ben presto che la modalità espressiva corrisponde a un disegno preciso: delineare il cammino di fede con fermezza, ma senza facili entusiasmi. A Pasqua sarebbero del tutto fuori posto.
    Cristo è risorto; la morte è stata sconfitta. Certamente. La risurrezione e l’ascensione di Cristo, Signore della gloria, sono sempre passi che iniziano con la passione e la morte. La vita umana nella risurrezione di Cristo è trasfigurata: non spalanca le porte a chissà quale emozione. Nella sobria ebbrezza dello Spirito, chi ha partecipato alla morte di Cristo con lui risorge a una vita che è totale adesione alla volontà del Padre, nell’adorazione senza fine.
    Il salmo 138 presenta Cristo e il cristiano che si destano dal sonno. Per noi uomini, il risveglio ultimo è preceduto da tanti momenti in cui ci scrolliamo via la sonnolenza e la ruggine di abitudini che ci incrostano e rallentano la corsa gloriosa della Parola. Quasi ci meravigliamo che al risveglio troviamo ancora D-i-o al nostro fianco. Sì, perché LUI non ci abbandona mai, mentre noi ...
    Il contatto con D-i-o non avviene in un incontro fuggevole. La nostra vita è tale se è in Cristo. “Alle spalle e di fronte mi circondi, e poni su di me la tua mano” (sal 138, 5). D-i-o ci ha plasmato, traducono i Settanta: il gesto della creazione è istantaneo e insieme perenne. D-i-o sorregge la sua creatura, l’innalza sino al suo cuore, gli sussurra le parole che illuminano il tragitto terreno. La sua mano onnipotente non schiaccia e non disintegra la persona; al contrario, la solleva nella leggerezza.
    “Meravigliosa per me la tua conoscenza” (sal 138, 6 a): un giudizio quasi temerario che richiama subito la coscienza dei nostri limiti: “troppo alta, per me inaccessibile” (sal 138, 6 b). La liturgia pasquale ci tiene saldi alla croce. Nella sequela di Cristo poco per volta si ricapitola il mistero della sua missione nel contrasto tra la morte e la vita. Un mistero che invano tenteremmo di decifrare scomponendone gli elementi come se fosse un divertente puzzle per aguzzare l’ingegno e farci pensare che ormai è tutto chiaro e ovvio. “Mors et vita duello conflixere mirando: dux vitae mortuus, regnat vivus” canta la sequenza. 
    Solidali con Cristo nella morte e nella risurrezione, siamo chiamati ad una concreta condivisione di dolore e speranza con quanti si trovano lacerati tra le tenebre più fosche e la luce abbagliante. Con Resurrexi i cantori offrono un’occasione di speranza ai profughi che trovano la salvezza mentre tanti loro figli e genitori soccombono nella fuga dalle violenze omicide. Un’occasione di speranza ai papà che vedono sbocciare una nuova vita mentre l’amata muore di parto ... “Victor rex, miserere”.


    Depois da 2ª Leitura canta-se o Alleluia Pascha nostrum (MP3):


    Escutai este mesmo Alleluia, cantado por uma criança de 9 anos:





    Lêde o comentário de Tiago Barófio a esta Aleluia (PDF).

    Depois do Aleluia, canta-se a seqüência Victimae Paschali Laudes, aqui cantada pelos Cantori Gregoriani (7:48):



    E pelo eslovaco:




    E pelo Pedro Manuel Desmazeiros:



    Padre Paulo Ricardo de Azevedo Júnior explica a sequência pascal:



    Sequência Pascal em Português:




    O ofertório desta missa é o Terra tremuit, aqui na versão polifónica de Guilherme Byrd:




    A comunhão é a Pascha nostrum, aqui cantada pelo eslovaco:




    Comentário da Prof.ª Idalete Giga sobre estes cânticos:





    domingo, 10 de abril de 2011

    Música própria do 4º Domingo da Quaresma / Dominica Quarta Quadragesimae

    Descarregar partituras dos cânticos gregorianos (PDF em latim).

    Este Domingo é chamado Domingo Laetare por ser esta a palavra com que se inicia o intróito da Missa. É um Domingo em que se antecipa na Quaresma a alegria que virá com a Páscoa.
    A Igreja transmite essa alegria na Liturgia de vários modos: não só nos textos da Missa; mas também permitindo ao celebrante que vista uma casula côr-de-rosa; e aos músicos que toquem a solo:
    No tempo da Quaresma só é permitido o toque do órgão e dos outros instrumentos musicais para sustentar o canto. Exceptuam-se, porém, o domingo Laetare (IV da Quaresma), as solenidades e as festas.

    Tangedores do órgão de tubos, aproveitai hoje!

    Sobre este Domingo, vêde o episódio d'A Dominga com o Papa Bento XVI.
    1ª parte, sobre a arte sacra e os ensinamentos do Papa Bento XVI:



    2ª parte, em que se lê o Evangelho, e os Cantori Gregoriani de Cremona cantam:

    1:13 Intróito Laetáre Ierúsalem
    3:25 O maestro Fulvio Rampi explica a peça anterior e a seguinte
    6:00 Comunhão Lutum fecit ex sputo Dóminus, antífona que deve ser cantada neste Domingo se fôr lido o Evangelho do Cego de Nascença.



    Para os coros capacitados, existe um belíssimo Laetare Ierusalem a 6 vozes da autoria de Estêvão de Brito.

    Acerca do tempo da Quaresma e do intróito Laetare desta Missa, comentou a Prof.ª Idalete Giga:





    Ainda sobre este intróito, escreveu Bruder Jacob:

    Clicai e lêde.


    Tractus Qui confidunt in Domino.
    Gravação no ensaio do Côro Gregoriano de Lisboa:

      Quem confia no Senhor é como o monte Sião: nada o pode abalar, está firme para sempre.
      Como Jerusalém, cercada de montanhas, assim o Senhor envolve o seu povo, agora e para sempre.




      Uma versão mais simples, em latim, composta e gravada pela nossa Capella:




      Comentário de Tiago Barófio a êste tracto:
      Qui confidunt in Domino, sicut mons Sion:
      non commovebitur in aeternum, qui habitat in Ierusalem.
      Mons magnus est, mons terribilis est,

      ibidem Hiesus sedebat cum discipulis suis

      (Prosa: NONANTOLA, Cantatorio, 42r)
      Montes in circuitu eius: et Dominus in circuitu populi sui,
      ex hoc nunc et usque in saeculum
      (sal 124, 1-2)

      Dei tratti domenicali del presente tempo liturgico, quello odierno richiama più di tutti la recensione melodica dei cantici della veglia pasquale. Forse anche questo particolare mira a evidenziare il carattere peculiare della celebrazione a metà del cammino quaresimale. Il colore rosaceo – condiviso con la domenica Gaudete d’avvento – e soprattutto il canto gioioso dell’introito Laetare Ierusalem aprono uno squarcio nella calotta violacea e penitenziale, lasciano intravvedere cieli nuovi e terra nuova. La Pasqua, sempre più vicina, inizia a mandare segnali luminosi e confortanti. Gli sforzi ascetici e le pratiche penitenziali allentano il loro rigore e si rivelano in tutto subalterne e funzionali all’esperienza pasquale, il decisivo passaggio dalle tenebre alla luce, dall’uomo vecchio alla creatura nuova che continuamente si rinnova in Cristo Gesù.
      Il clima di letizia spirituale ed emotiva, annunciata dal canto d’ingresso, è ribadito pure dal responsorio graduale (Laetatus sum in his quae dicta sunt mihi, in domum Domini ibimus. Fiat pax ...: sal 121, 1.7). La folla dei pellegrini trascina con sé i viandanti sperduti. Troppe persone ancora oggi s’aggirano senza meta nel deserto dell’isolamento e dello sconforto. Abbandonati da tutti, rischiano di abbandonare l’unica àncora in cui potrebbero trovare la salvezza. 
      Sembra che il cantore intoni il tratto lucidamente cosciente che si può trovare una via d’uscita dalle strettezze soffocanti. Occorre ribaltare le condizioni: trasformare l’isolamento in solitudine, facendo l’esperienza che non si è mai meno soli, di quando siamo soli con D-i-o. 
      Il tempo in continua frammentazione e lo spazio sempre più angusto si stabilizzano. La prospettiva vaga di una religiosità superficiale e abitudinaria si ricompone e diviene visione concreta della realtà vissuta. Ci ritroviamo in compagnia dei santi, dei discepoli di Cristo. Alcune persone conosciute e molti volti anonimi ci trascinano di nuovo alla sequela del Signore Gesù. All’inizio ci lasciamo guidare e siamo sorretti dalla loro fede. Man mano che il sentiero s’inerpica verso la vetta del Tabor, ciascuno è chiamato a prendere in mano la propria esistenza, diviene pienamente responsabile, cammina sulle proprie gambe, si muove spedito. Avanza con un passo deciso e sicuro che gli permette di divenire a sua volta umile guida e orientamento per i fratelli e le sorelle che lo seguono alla ricerca del Volto.
      Il movimento alterna passi lenti e slanci di corsa. È quasi una fuga immobile che nasce da una condizione di solida stabilità. Si ripete e si rinnova per ciascuno l’esperienza del Monte Sion, di Gerusalemme, della Chiesa. Come canta il tropo nonantolano, è un momento grande e terribile. Vale la pena non perdersi d’animo. Non ci si può lasciare trattenere dalla zavorra, il cui peso s’è già addossato Cristo nel portare la Croce.


      Ofertório Laudate Dominum, quia benignus est.Louvai o Senhor, porque é benigno: salmodiai no seu nome, porque é suave: todas e quaisquer coisas que Ele desejar se farão no céu e na terra.
      Partitura com versículos (PDF em latim) na edição alemã de Antão Estingle.


      Comunhão Lutum fecit, cantada pelo eslovaco:




      Sôbre a comunhão Lutum fecit, ouvi outra gravação e lêde o que nos escreveu o maestro Fulvio Rampi:

      Obras maestras del canto gregoriano / La antífona del ciego de nacimiento

      Es el communio del domingo "Laetare", el cuarto de la Cuaresma, en una nueva ejecución que nos ofrecen los "Cantori Gregoriani" y su Maestro

      de Fulvio Rampi




      TRADUCCIÓN

      El Señor hizo barro con la saliva
      y untó con él mis ojos;
      y fui
      y me lavé
      y vi
      y creí en Dios.

      (Juan 9, 6-11)

      Una cosa pido al Señor,
      es lo que busco:
      habitar en la casa del Señor
      todos los días de mi vida.

      El Señor hizo barro…

      Para contemplar la dulzura del Señor
      y admirar su templo.

      El Señor hizo barro…

      (Salmo 27, 4)



      ESCUCHA



      GUÍA A LA ESCUCHA


      El contexto litúrgico que rodea este breve communio evangélico es muy especial. “Laetare Ierusalem”, alégrate Jerusalén: de este modo empieza el introito del cuarto domingo de Cuaresma, llamada de hecho “Dominica Laetare”. El paralelo con el tercer domingo de Adviento, la “Dominica Gaudete”, es evidente. Se trata de dos fiestas unidas entre sí por la anomalía de la alegría y que la liturgia sitúa, de manera sugestiva, en el centro de dos tiempos fuertes de carácter penitencial como son el Adviento y la Cuaresma.

      Esta sorprendente invitación a la leticia la podemos ver tanto en los signos visibles de la liturgia, que de manera totalmente excepcional cambia el color de las vestiduras del celebrante del morado al rosa, como en la forma sonora, decididamente más rica, que el canto gregoriano reserva de manera especial a los introitos de estos dos domingos.

      Si el texto paulino del “Gaudete” (Filipenses 4, 4-6) manifiesta la alegría de la Navidad, el texto de Isaías del “Laetare” (60, 10-11) orienta el recorrido cuaresmal hacia la Pascua.

      Pero no sólo con la exuberancia textual y musical del introito, el “proprium missae” del cuarto domingo de Cuaresma alude de manera significativa y directa a la Pascua. Lo hace también con una pequeña fórmula de acento, característica de las melodías-tipo de los cánticos de la Vigilia de Pascua: esta célula melódica, que ya hemos visto en el introito “Invocabit me” (en el acento del verbo “glorificàbo”) del primer domingo de Cuaresma, aparece también en dos piezas que antiguamente se asignaban sólo a este cuarto domingo.

      La primera de ellas es el tractus “Qui confidunt”, construido precisamente sobre la melodía-tipo de los cánticos pascuales.

      La segunda, con la presencia de la misma fórmula, es el íncipit de la antífona “Ierusalem quae aedificatur”, que en su origen estaba destinada a communio de esta misa festiva.

      El puente ideal entre el primer domingo y la Pascua, construido sobre esta fórmula musical recurrente, está dotado de un pilar central precisamente en este cuarto domingo. La invitación a la alegría, que el introito traduce tal como se ha dicho, encuentra su esencia expresiva en este recordatorio pascual que resuena varias veces en la misma celebración cuaresmal.

      Esta coherencia está ligeramente oscurecida en el actual ordenamiento litúrgico de ciclo trienal. De hecho, en el año A se prevé la sustitución del communio original por la antífona “Lutum fecit”. La lectura evangélica del relato de Juan del episodio de la curación del ciego de nacimiento, prevista para este domingo, ha motivado la utilización de susodicho communio, que los códices gregorianos destinaban a la feria IV de la cuarta semana de Cuaresma, unos días más adelante.

      El texto de esta breve antífona se compone fundamentalmente de dos frases, de hechura muy distinta entre ellas, que sintetizan el episodio milagroso. A diferencia de los otros communio cuaresmales asociados a episodios evangélicos (el de la Samaritana, de Lázaro, de la adultera), en este caso no es Cristo quien habla, sino que es el ciego de nacimiento quien relata su curación.

      La primera frase, de gran sencillez estilística y sin ningún énfasis, expone los hechos de manera objetiva. No hay todavía nada extraordinario: Jesús ha hecho barro con su saliva y lo ha extendido sobre los ojos enfermos. La única punta expresiva se puede observar en la intensidad del adjetivo conclusivo “meos”, “mis” ojos: la silaba tónica, en este caso, está formada por un neuma descendiente de tres notas (climacus) que en el ámbito de esta primera frase formada por sílabas con una o dos notas constituye el punto de máxima densidad sonora. Además, la primera de estas tres notas, tal como se puede observar en las anotaciones en campo abierto que rodean la notación cuadrada, es la única dotada de valor ampliado en toda la primera frase. En todo caso, el funcionamiento rítmico global hasta esta primera cadencia es totalmente ordinario y los acentos naturales textuales están secundados por la elevación melódica regular en correspondencia con la sílaba tónica de cada palabra.

      Si la primera frase resalta el hecho, la segunda proclama el acontecimiento. El estilo musical no cambia, se mantiene con rigurosa sencillez; pero cambia radicalmente el criterio de composición textual.

      Al funcionamiento ordinario inicial del relato se contrapone, repentinamente, la descarnada centonización de cuatro verbos consecutivos, vinculados por la repetición de la conjunción “et”, utilizada como artificio retórico con una gran fuerza de persuasión: “et abii et lavi et vidi et credidi Deo”; y fui y me lavé y vi y creí en Dios.

      El significado de la poderosa y eficaz síntesis en el plano textual lo confirma, y concretiza ulteriormente, el fraseo musical sugerido por las fuentes manuscritas en campo abierto. Los antiguos neumas evidencian sobre todo el crescendo expresivo de los tres primeros verbos: las correspondientes silabas de acento están progresivamente dotadas de sonido de valor amplio, hasta la confirmación del milagro (“et vidi”), traducida rítmicamente con el doble énfasis de los dos sonidos descendientes en la sílaba de acento (clivis de valores amplios con ulterior añadido sangalense de la “t” de “tenete”, letra que invita a “trattenere” – retardar – la correspondiente sílaba a causa de su importancia).

      Pero la verdadera sorpresa se realiza precisamente a partir de este contexto, es decir, de esta aparente cadencia que, de manera solemne, guía la melodía al re grave. Dicho procedimiento, aunque indica una meta “acentuativa” de gran importancia, no configura para nada una conclusión definitiva, porque el enérgico arranque del último “et” proyecta el fraseo de este enésimo “climax” de la monodia gregoriana hacia el verdadero punto culminante: “et credidi Deo”, y creí en Dios.

      Los neumas indican claramente, también a través de la ausencia intencionada de la licuecencia en el último “et”, la proclamación urgente y perentoria de este inciso final: el acto de fe es lo que cierra la antífona, confiriéndole un significado pleno.

      Efectivamente, es así, también desde el punto de vista de la construcción modal global. La pieza está sostenida por un procedimiento melódico en “tritus plagale” (sexto modo); es precisamente este último y decisivo inciso el que, después de una aparente cadencia hacia el grave, vuelve a llevar a la pieza a su verdadera modalidad de pertenencia. Una modalidad que encuentra amplio espacio sobre todo en el tiempo pascual y que, en este contexto cuaresmal, relata un signo milagroso que se convierte en itinerario de fe y que, narrado de esta manera, resuena como anticipación y promesa de un cumplimiento futuro.
      __________

      La partitura musical reproducida más arriba está tomada del "Graduale Novum", ConBrio Verlagsgesellschaft, Regensburg, 2011, p. 87.
      __________

      Traducción en español de Helena Faccia Serrano, Alcalá de Henares, España.
      __________

      29.3.2014 


      Ainda sobre a comunhão Lutum fecit , lêde o que escreveu Bruder Jacob:



      Quando se lê o Evangelho do filho pródigo, canta-se a Comunhão Oportet te, aqui solmizada:



      Partituras e gravação de 10-3-2018:
      in. Letare Jerusalem http://pemdatabase.eu/image/22895
      ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
      gr. Letatus sum = in.
      tr. Qui cõfidũt http://pemdatabase.eu/image/22896
      of. Laudate Dominum = tr.
      sa. = ky.
      ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
      cõ. Jerusalem que edificatur = of.
      hy. Pange lingua
      an. Ave Regina caelorum http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html

      Por favor comentai dando a vossa opinião ou identificando elos corrompidos.
      Podeis escrever para:

      capelagregorianaincarnationis@gmail.com

      Print Desejo imprimir este artigo ou descarregar em formato PDF Adobe Reader

      Esta ferramenta não lida bem com incrustrações do Sribd, Youtube, ou outras externas ao blog. Em alternativa podeis seleccionar o texto que quiserdes, e ordenar ao vosso navegador que imprima somente esse trecho.

      PROCURAI NO BLOG