segunda-feira, 22 de agosto de 2011

Miserach Graus em entrevista ao «La Bussola Quotidiana»

Ler a amostra e seguir para o todo:

monsignor Valentino Miserachs Grau, 68 anni, che dal lontano 1995 è preside del Pontificio istituto di musica sacra, la scuola di specializzazione del Vaticano.

Musicista e compositore, da anni monsignor Miserachs denuncia la sciatteria in voga nelle liturgie che penalizza in modo particolare l’antica e nobile tradizione del canto gregoriano, «ormai ignorato».
Il suo cruccio più grande è da sempre il canto gregoriano. È sempre così pessimista sul suo recupero?
Sì. Non vedo la volontà di riportarlo in auge come suggeriscono tutti i documenti della Chiesa. Il gregoriano ha caratteristiche imbattibili: il rispetto assoluto del testo per cui la melodia nasce unicamente per sostenerlo. Infatti il gregoriano ha una libertà ritmica che segue la dinamica della parola. Dal X secolo ad oggi sono migliaia i pezzi disponibili.
Ma vedo che ormai si fa di tutto per far dimenticare anche la celebre “Messa degli angeli”… Si adducono scuse risibili come il latino,  quando esistono le traduzioni in italiano, e comunque sarebbe un’opportunità rispolverarlo o impararlo. E il gregoriano non è affatto difficile da apprendere: i miei allievi nigeriani l’hanno esportato in Africa e mi dicono che nelle celebrazioni si commuovono…
 
Ma la musica “moderna” non può essere uno strumento di evangelizzazione?
Mi fanno tenerezza tanti giovani che suonano in chiesa, perché sono animati da buona volontà. Purtroppo nessuno ha mai insegnato loro la grande polifonia sacra o il canto gregoriano. Esiste anche un volume “Celebriamo cantando”, che offre un repertorio dignitoso di canti in italiano. Canti in cui l’assemblea non deve per forza cantare tutto. Deve anche saper ascoltare la corale. Il problema è che non esistono persone qualificate per trasmettere il nostro patrimonio. Per questo ho da tanti anni auspicato la creazione di un organismo pontificio, ma senza risultati pratici. Anni e anni di conferenze in giro per il mondo, ma nessun riscontro. Eppure son convinto che se creo un coro di giovani e faccio conoscer loro il gregoriano, si gaserebbero subito. Perché i giovani ti seguono quando sono coinvolti in progetti di qualità. La bontà oggettiva del gregoriano si impone da sé e non è vittima delle mode musicali del momento.
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1 comentário:

  1. é assim. Mas olha lá, nós somos um coro de jovens! :D
    Lá em Portimão há um coro de jovens que canta aquela música do neosacro português postconciliar. Nada de canónico mas também nada de ostensivamente profanador. E têm órgão de tubos com algumas melodias barrocas - pareceu-me. Veremos o que farei com eles lá a partir de Janeiro! abraço

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