segunda-feira, 13 de outubro de 2014

Cânticos próprios da 1ª Semana do Tempo Comum / Hebdomada Prima

Estes cânticos servem para as Missas feriais, uma vez que no Domingo habitualmente celebra-se o Baptismo do Senhor.

Partituras:
  • Próprio autêntico (PDF)
  • Ofertório autêntico com versículos (PDF)

Intróito In excelso throno, aqui comentado por Tiago Barófio:

L’inizio dell’anno sociale coincide all’incirca con l’inizio del tempo liturgico ordinario. Oggi la visione apocalittica riverbera un’eco delle celebrazioni natalizie ed epifaniche. Una folla di angeli – sottolineata dal culmine melodico dell’introito – canta unanime l’Uomo, il cui dominio è eterno. L’intreccio di citazioni profetiche (Daniele e Isaia) non dimentica la creatura. Attonita essa s’affaccia sulla scena e scopre il cammino aperto davanti a sé: è tracciato dai versi iniziali del salmo 99 cantati nell’alleluia e nell’offertorio.
Tutta la terra è chiamata a manifestare la propria gioia in un impegno di servizio vissuto con leggerezza, con la letizia zampillante dalla libertà e dalla riconoscenza per aver scoperto la via della vita (salmo 15, 11 antifona di comunione).
Sono questi – il canto di lode a D-i-o e la vocazione-missione realizzata nella gioia – i temi centrali che i canti del Proprium Missae ribadiscono più volte in questa settimana. Si tratta di gettare le fondamenta di un arco che s’innalza verso il cielo e troverà il suo culmine nel Triduo pasquale per poi scendere dolcemente nei mesi estivi e autunnali verso la conclusione dell’anno liturgico. Arcata ampia che si costruisce attraverso la successione di tanti brevi tratti in salita e discesa, momenti di gioia e spazi divorati dall’incertezza, dalla paura, dal fallimento.
Adimplebis me laetitia cum vultu tuo canta di nuovo il salmo 15 alla comunione: ci scuote e allontana l’ombra di gelide tristezze, mette in primo piano il sorriso di Gesù verso i pastori e i Magi, lo sguardo umile del Battezzato nelle acque del Giordano, gli occhi solidali e illuminanti che accompagnano il gesto inaudito che fa di un poco d’acqua botti di generoso vino inebriante. I magnalia compiuti da D-i-o nella storia d’Israel e dei poveri (salmo 71 del responsorio graduale) sono l’anticipo dei gesti – spesso nascosti e ovvi, talora sconvolgenti e inauditi – che lo stesso D-i-o compie anche oggi. Ma per vederli occorre lo sguardo della fede e la semplicità dei piccini. Occorre la radicazione in un'allenza con D-i-o, in forza della quale si squarciano le nubi e nella luce di mille arcobaleni si ode, si vede, si tocca con mano, si conosce...
Notas mihi fecisti vias tuas è sempre il salmo 15: ci invita a rientrare in noi stessi per poi volgere l’attenzione ai tanti segni della Presenza che sempre ci accompagna, discreta e vigile. Tu sei il D-i-o che fa meraviglie, risuona l'eco del salmo 76, 15. Nome che ci precede e che ci segue ovunque. Il D-i-o fatto Uomo ci tiene per mano affinché negli scivoloni non abbiamo a rimanere per terra (salmo 36, 24).
È indicativo che vedendoci muovere i primi passi nel tempo ordinario, la Chiesa metta nel cuore della famiglia liturgica questa preghiera: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza (in latino convalescant) di compiere ciò che ha veduto.
Vedere e ricordare le opere di D-i-o per scoprire gli atteggiamenti veri da assumere, noi suoi figli, e le azioni da compiere. In un gesto creativo di totale gratuità. Durante un anno di “convalescenza”, nel ricuperare ogni giorno, anche in quello più “ordinario”, la dignità creaturale e battesimale. In excelso throno...

Alleluia Iubiláte Deo omnis terra comentada por Tiago Barófio:
Iubilate Deo omnis terra, servite Domino in laetitia (sal 99, 1) (mi autentico - III modo)

La melodia di questo Alleluia è originale e presenta due archi che dal mi (re) raggiungono il do acuto con un movimento a intreccio si-do-la si-sol sol-mi invece della discesa lineare do si la sol mi. Una variante si ritrova alla fine si-do-si la-si-la sol-la-sol-mi (“laetitia”). Il culmine melodico sottolinea l’interlocutore cui si rivolgono il salmista ieri e oggi il cantore: “omnis terra”.
All’inizio del tempo ordinario a metà gennaio, proprio questo anno l’attenzione è galvanizzata da eventi terrificanti e immagini laceranti. Sembra che il Male stia preparando una offensiva senza precedenti con picchi di crudeltà cinica da Parigi all’Africa centrale e oltre. Si fa un gran parlare di diversità tra culture e religioni, come se l’ambiente sociale umano fosse ridotto a uno zoo con diverse specie di sanguinari animali selvaggi. Ciascuna attenta soltanto alle proprie necessità, per soddisfare le quali si impone l’annientamento degli avversari. 
Tutto avviene intorno al Natale, il giorno in cui dovremmo trovare nel nostro cuore un barlume di luce che ravviva la vita, permette di scoprire sul volto del prossimo il sorriso di un fratello e di una sorella. Sì, tutti fratelli perché figli di un unico Padre, lo si chiami pure con molteplici nomi. 
È facile accusare gli altri. Ci si dimentica che probabilmente, al loro posto, avremmo fatto le stesse iniquità, ci saremmo forse comportati peggio. Ci dimentichiamo che eventi straordinari sono l’esito di atteggiamenti irrilevanti. Chiudiamo un occhio o entrambi nel concederci piccoli gesti illegali (“intanto non danneggiamo nessuno”). Tolleriamo minime infrazioni compiute in nome di una illusoria furbizia, soprattutto per non sfigurare di fronte ai maestri del nulla. Alla fine abbiamo l’ardire spudorato di ergerci a giudici implacabili nei confronti di quanti non abbiamo aiutato, forse dopo averli sfruttati. È difficile, ma non impossibile, tirarsi fuori dalla corrente vorticosa della corruzione, della violenza verbale e fisica, dell’inganno e dell’oppressione del prossimo. È difficile, soprattutto quando si è eretto a nostra difesa un alto muro che ci separa e ci nasconde da D-i-o e dal Vangelo. Senza bussola si rischia di perdere l’orientamento e di fare le scelte sbagliate di un giorno, di una vita.
Ciò nonostante il cantore non demorde e si sforza di far giungere a tutti noi un messaggio, le parole iniziali del salmo 99. Se potessimo soltanto trovare la forza di dargli fiducia, almeno una volta.
Servite Domino in laetitia”. La prima cosa che ci viene chiesta è di metterci a servizio del Signore. Cosa che appare difficile, anzi assurda. Noi servi che dobbiamo dipendere da qualcuno rodendoci il fegato per il resto dell’esistenza? Purtroppo sbagliamo proprio nella partenza perché applichiamo a D-i-o la dinamica della convivenza umana, spesso ambigua, oppressiva. Occorre, al contrario, stabilire una relazione giusta con D-i-o e cercare poi di applicare questa nuova dinamica alle relazioni umane. Servire D-i-o non getta in una condizione di schiavitù, bensì dona alla persona la libertà propria dei figli. Osservare la Legge di D-i-o impone certamente un cambiamento di rotta, ma aiuta a ricuperare il meglio di noi stessi e degli altri. La disciplina del Vangelo non limita le potenzialità personali, anzi dilata cuore e mente, spalanca le porte verso la pace e la letizia.
Questa è la premessa che rende possibile realizzare l’invito “Iubilate Deo omnis terra”. Tutta la terra, nessuno escluso.

Comunhão Notas mihi fecisti vias vitae, aqui comentada por Bruder Jakob:
Sotto il profilo modale è uno dei canti più interessanti di tutto il repertorio gregoriano. Sono state infatti individuate nelle fonti medievali quattro valutazioni che assegnano l’antifona rispettivamente al re autentico (recensione con finale do ripresa nel Graduale Novum), al mi plagale, al fa autentico e al sol autentico (come nel Graduale Romanum del 1908 e nelle successive ristampe, compreso il Graduale Triplex).
La melodia in VII modo alla fine delle singole sezioni cadenza sul si e sulla tonica sol; entrambe queste note sono raggiunte alla fine di un arco melodico; tranne il segmento iniziale che scende dal mi al si. La presenza eccezionale del culmine melodico all’inizio del canto (mi) e la ripetizione “ossessiva” per quattro volte sul motivo mi-re fanno capire l’importanza dell’inciso “Notas mihi fecisti”, la cui forza va sostenuta con l’esecuzione assai articolata di tutte le note, anche per evitare una sequenza di suoni che altrimenti risulterebbero pesanti e senza senso.
Ci troviamo all’inizio dell’anno civile, nella prima settimana del tempo ordinario dell’anno liturgico. L’antifona sembra quasi la risposta all’implorazione accorata rivolta a D-i-o nella prima domenica d’avvento con le parole del salmo (24, 4). “Vias tuas, Domine, demonstra mihi; et semitas tuas edoce me” si è cantato con la salmodia dell’introito e con il verso del responsorio graduale.
Nell’evento natalizio si è contemplato il volto di D-i-o nel Logos fatto carne, divenuto un Bimbo che sorride e infonde letizia. Il Bimbo con lo sguardo e le manine trasmette dei segnali inequivocabili che tracciano il suo e nostro itinerario verso la Risurrezione e la Pentecoste, passando dal Tabor.
Si apre davanti a ciascuno un groviglio di vie e di indicazioni, talora contraddittorie, alcune fuorvianti; conducono in precipizi o si bloccano in vicoli ciechi. È difficile la scelta, tanto più che la curiosità, innata e spesso presuntuosa, sollecita a fare tentativi nell’illusoria certezza che “se va male, si ritorna indietro” (il che non è affatto vero. Ogni possibile ritorno non riconduce al punto di partenza, ma ad altri incroci).
Groviglio di vie, molteplici opportunità, richiami taciti e assordanti. Alcuni si scoraggiano. Si lasciano trascinare passivamente dalla corrente più forte, quella che sembra la più sicura, forse per infrangersi dopo poco in maniera fragorosa e disastrosa.
Notas mihi fecisti vias vitae” intona la voce del cantore. Incerto forse sulle proprie esperienze, egli pone tutta la fiducia nell’esperienza del salmista, nell’esperienza della Chiesa peregrinante, nei gesti sacerdotali, profetici e regali di Cristo. “La pietra scartata dai costruttori, è divenuta testata d’angolo”. Il Bimbo fragile del presepio è la roccia sicura su cui si può costruire una dimora salda capace di resistere a ogni bufera. Il Maestro itinerante, presente in tante comunità accoglienti e altre diffidenti e ostili, non solo ha pronunciato parole di verità, Egli è “la via, la verità, la vita”.
Come Maria a Betania, così il cantore ogni giorno si mette ai piedi di Gesù. Attraverso le pagine evangeliche il Verbo si fa presente, apre il cuore, condivide la sua missione, infonde nuova linfa alla vita. L’esperienza grazie al canto risuona in altri cuori, apre orizzonti di speranza. Si dischiude la via di un nuovo anno. Nel segno di Cristo salvatore.

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