Partituras:
- Próprio autêntico (PDF)
- Ofertório autêntico com versículos (PDF)
- Traduções deste Próprio pelo Felipe da Inimutaba (GDrive).
- Próprio Simples para qualquer das Missas de Natal baseado no Graduale Simplex pelo Ricardo Marcelo (PDF)
O mesmo intróito, na interpretação da Capella Papal (24/12/2013):
Aleluia Dóminus díxit ad me, comentada pelo Tiago Barófio:
NATALE 1 (Messa della notte) ALLELUIA
Dominus dixit ad me: Tu es Filius meus, hodie genui te (sal 2, 7)
Il canto della notte di Natale riprende il modello dell’Alleluia Ostende nobis della I domenica d’avvento. Tale melodia, secondo Karl-Heinz Schlager, è stata applicata a ben 39 diversi testi alleluiatici.
Nel brano odierno i due melismi più ampi del verso mettono in evidenza le parole “hodie …te”. “Hodie” è un vocabolo chiave nella liturgia cristiana d’Oriente e d’Occidente. L’azione liturgica non è mai una rappresentazione fantasiosa, è sempre una realtà concreta, presente, tangibile. È storia vissuta. “Te” si riferisce alla persona che D-i-o chiama alla vita e con cui stringe una relazione unica di stretta parentela, quale si costituisce tra genitore e generato. È suo figlio, lo riconosce tale. E in lui riconosce se stesso.
I Padri della Chiesa hanno letto il secondo salmo in chiave cristologica. L’interpretazione a Natale trova il suo compimento temporale e dischiude il velo che nasconde la vita di D-i-o fattosi uomo. Diviene uno di noi affinché ciascuno di noi possa riconoscersi in lui e divenire, a pieno titolo, figlio di D-i-o.
Tutto questo processo – D-i-o si fa uomo, la creatura è assunta nella vita divina – in questi tempi è oggetto di perplessità, irrisione, negazione. Per motivi religiosi quando si è o ci si dichiara atei, ma anche per motivi culturali e sociali che forse sono le cause più diffuse di una dilagante inquietudine sociale. Pochi anni or sono si è parlato molto della società senza padri. Oggi stiamo assistendo, impotenti, a una società senza figli. Figli cui si nega la vita, figli rimasti orfani prima di nascere, figli allontanati e ignorati, figli ridotti a pietre per colpire il coniuge da cui ci si separa…
Nella società occidentale – e purtroppo anche altrove – si alza una marea tempestosa e ormai incontrollabile di “non-figli”. I giovani vivono come topi nelle fogne e tra le rovine putride delle grandi città distrutte dalle rivoluzioni e dalle guerre, dalla Romania al Medio Oriente, dall’Africa alle Americhe. Poi ci sono i giovani derubati della loro giovinezza sostituita da lerce ridicole uniformi militari. Giovani strappati alla loro innocenza e invecchiati precocemente e in modo atroce quando sono costretti a fare i mediatori di morte nella distribuzione capillare di droghe e refurtive. È il mondo delle baby-bande, baby-ladri, baby-omicidi, baby-prostitute, baby … sono tutto fuorché giovani impegnati a costruire un futuro migliore, un avvenire di speranza, luminoso, ricco di promesse.
Poi ci sono i tanti giovani “non-figli” perché s’imbattono in uno Stato che è patrigno con tutte le caratteristiche squallide dei loschi figuri fissati nei racconti di Dickens. E ci sono anche “non-figli” divenuti tali avanti negli anni a causa del comportamento cinico di una Chiesa degenerata in matrigna, avida e cinica, come quella di Cenerentola…
In una società senza figli, non c’è più posto per il Figlio di D-i-o, sia egli Gesù Cristo, sia egli il battezzato che lo Spirito cerca di rianimare, ricuperare alla vita di D-i-o e alla vita degna di una creatura. La crisi del Natale – in alcune città europee è vietato fare un presepio in pubblico – è senz’altro una crisi religiosa, investe la fede ormai sgretolata e maleodorante. Ma è anche una crisi esistenziale che colpisce la persona nella sua dimensione individuale e sociale. Sono due aspetti di un’unica tragica realtà dove causa ed effetto si avvicendano e si scambiano continuamente i ruoli.
La conclusione provvisoria di questa degenerazione è la baldoria di molti cenoni e di quanto vi ruota intorno. Oppure il silenzio agghiacciante di chi si ritrova emarginato, al freddo, abbandonato da tutti, senza poter neppure gustare una fettina di panettone e sorseggiare un dito di vino annacquato. In entrambe le prospettive s’affaccia il clima tetro della disperazione. Chi non ha figli, non ha padri. I “non-figli” rimandano soltanto a “non-padri”. È la tragedia di questo tempo, alla vigilia di un nuovo Natale.
Per tutti questi motivi risuonerà estraneo, ma pure ci interpella e forse riuscirà a scuoterci il cantore quando ci ricorderà che oggi, qui, a te e anche a me D-i-o rivolge una parola e annuncia una promessa: “Tu sei mio figlio”.
Comunhão In splendoribus sanctorum, na interpretação da Capella Papal (24/12/2013):
Comentário a esta Comunhão, pelo gregorianista Tiago Barófio (PDF).
Não deixes de escutar a 1ª aula de Giacomo Baroffio no Curso Introdutório de Gregoriano, sobre esta comunhão.
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