Antes da Missa
está previsto que se celebre fora da igreja a entrada messiânica de Jesus Cristo em Jerusalém, através de uma cerimónia com bênção dos ramos, leitura do Evangelho, procissão, etc..
Vários cânticos são tradicionais para este momento.
Enquanto o sacerdote e o diácono, revestidos de paramentos vermelhos próprios da Missa (ou com o pluvial), se dirigem para o lugar onde o povo está reunido, canta-se a antífona
Hosanna Filio David (
aqui pelo eslovaco):
Depois da qual, o Celebrante diz as orações de bênção dos ramos e se lê o Evangelho da entrada triunfal do Messias em Jerusalém. Segue-se a procissão até à Igreja onde decorrerá a cerimónia. Nesta procissão pode cantar-se a antífona
Pueri Hebraeorum portantes (tollentes) ramos, e/ou uma outra antífona chamada
Pueri Hebraeorum vestimenta posternebant,
as quais são aqui comentadas por Bruder Jakob:
L’introito tradizionale delle Palme (Domine ne longe facias: sal 21, 20.22) nei libri odierni è anticipato al sabato. Qualora non ci sia il rito delle palme, è proposta quale canto d’ingresso l’antifona Ante sex dies. È un canto processionale presente già in numerosi testimoni (antifonario di Compiègne, Pontificale romano-germanico ...). La melodia, tuttavia, è inaccessibile alla massima parte dei cantori in Italia e di fatto sarà difficile assumere questo canto nella liturgia.
Ante sex dies sollemnitatis Paschae venit dominus in civitatem Ierusalem,
et occurrerunt ei pueri. In manibus portabant ramos palmarum, et clamabant voce magna dicentes:
Osanna in excelsis. Benedictus qui venisti in multitudine misericordiae: Osanna in excelsis. (Benevento 34, 106v).
Un testo analogo si trova nelle due antifone Pueri Habraeorum che sono facilmente reperibili. La melodia di queste brevi antifone in re utilizza la formula d’intonazione per raggiungere con slancio il la dominante e sottolineare l’azione dei pueri: tollentes/portantes ramos oppure vestimenta prosternebant. L’acclamazione Hosanna in excelsis nel secondo canto è amplificata in Hosanna filio David. Benedictus qui venit in nomine Domini. L’architettura delle due antifone è armoniosa e la melodia aiuta ad esprimere i vari spazi concettuali in cui emergono successivamente i protagonisti: Gesù (mai nominato, ma sempre presente), la leggerezza dei pueri, la loro azione di omaggio entusiastico che si conclude con una gioiosa professione di fede.
Samuel Baud-Bovy pensava che le due antifone fossero derivate da un modulo ellenico. Eric Werner, con maggior ragione, collega le due antifone a una tradizione ebraica di Sukkot (festa delle capanne). Di sfuggita si può ricordare che il nuovo messale italiano traduce “Le folle degli Ebrei”, mentre il messale tedesco specifica “Die Kinder von Jerusalem”.
I due canti propongono una dinamica che si può comprendere partendo dall’esito finale della scena, l’acclamazione osannante. Non è semplicemente un gridare per reagire a qualche emozione confusa. La parola esplicita il senso delle azioni che accompagna: le mani si prolungano verso il Cielo grazie ai rami e alle fronde agitate nell’aria. Ci si spoglie con reazione immediata e si copre la strada polverosa con le proprie vesti in segno di venerazione. Senza pensare che tutto si sporca e può diventare inutilizzabile; senza temere i rimproveri degli adulti di fronte a tali “esagerazioni” giovanili.
Gesù è il primo protagonista: il suo sguardo trasmette una luce che affascina. La sua voce e le parole pur udite in frammenti attraversano le barriere delle tante resistenze. Il suo incedere a piedi e sull’asinello mostra la mancanza di ogni aggressività. Non cattura le persone con inganno e false promesse, le conquista con l’amore gratuito.
Il secondo protagonista del Vangelo è ciascuno di noi. Nella misura in cui ricuperiamo la gioiosa libertà dell’innocenza, la verginità del cuore. Sollevando con leggerezza i pesi di quanti anelano al Cielo, ma sono calpestati dalla violenza. Liberandoci da vestiti e beni che non riescono a nascondere le nostre miserie. Le miserie scompariranno quando diventeremo misericordiosi e, con Cristo, saremo testimoni attivi della misericordia del Padre. Il canto nella liturgia proclama questa misericordia, canto di pueri anche quando la voce trema e si spezza per la malattia, l’età. Hosanna!
Antífona
Pueri Hebreorum portantes ramos olivarum, cantada por
uma menina eslovaca de 3 anos:
Os meninos hebreus, levando ramos de oliveira, vieram até ao Senhor, clamando e dizendo: «Hossana nas alturas!»
Segue-se o hino
Glória, laus et honor tibi , aqui cantado pela capela papal
Interpretação do
eslovaco:
Ao entrar a procissão na Igreja, canta-se o responsório
Ingrediente Domino. Ambas estas duas últimas peças foram musicadas
em polifonia por Frei Manuel Cardoso.
O
Tracto, que
substitui o Alleluia no tempo da Quaresma e noutras cerimónias penitenciais - e que nesta missa será cantada depois da
Primeira Leitura, no lugar que o Salmo Responsorial lido habitualmente ocupa - será o
Deus, Deus, respice in me, quare me dereliquisti? aqui na interpretação d
o eslovaco:
Comentário de Tiago Barófio a êste tracto:
II modo (re plagale)
Deus, Deus meus, respice in me: quare me dereliquisti?
Longe a salute mea verba delictorum meorum …
Annuntiabitur Domino generatio ventura, et annujntiabunt caeli iustitiam eius.
Populo qui nascetur, quem fecit Dominus (sal 21, 2-9. 18. 19. 22. 24. 32 cfr. Mt 27, 46).
Più lungo del tratto della I domenica di quaresima, il canto
odierno delle Palme è il più esteso nel repertorio del Proprium Missae.
Dopo la festosa memoria dell’ingresso trionfale di Cristo a
Gerusalemme, la Messa anche attraverso i canti sottolinea l’imminenza
della tragedia: il dialogo con il Padre, parole raccolte da san Matteo
(26, 42: antifona di comunione), è il preludio alla passione del Signore
Gesù che culminerà nella suo sacrificio. Siamo ormai prossimi alla
morte di croce, come sottolinea il responsorio graduale “Christus factus
est obediens” (Fil. 2, 8-9). A questi testi la tradizione manoscritta
italica aggiunge tra i canti processionali anche il responsorio prolisso
(cantato di solito il giovedì santo su testo di san Matteo 26, 39a.
41b. 42b. 39b) “In monte Oliveti oravi (oravit Iesus) ad Patrem: Pater,
si fieri potest, transeat a me calix iste. Spiritus quidem promptus est,
caro autem infirma. Fiat voluntas tua”. VERSUS “Verumtamen non sicut
ego volo, sed sicut tu vis”.
Vero D-i-o e vero uomo, Cristo
non si è sottratto a una situazione che spesso affligge tante persone.
Sono i momenti di smarrimento e di confusione. Le prospettive chiare e
previdibili improvvisamente sono inghiottite da una fitta nebbia
tenebrosa. Un gelido brivido lascia sgomenti. Si sgretolano i punti
saldi di riferimento su cui si fondavano le certezze e le speranze. Ci
si sente abbandonati dagli uomini e, fatto più inquietante, anche da
D-i-o.
Cristo ha affrontato la passione, la desolazione del
Gethsemani e la salita al Colle del teschio, senza atteggiarsi a eroe.
La sofferenza fisica, l’irrisione e la violenza delle calunnie hanno
messo a nudo la sua umanità in tutta la sua fragilità. E in tutta la sua
dignità che né sputi né schiaffi né spinte cattive riescono a soffocare
e deturpare. Alla fine, nel momento supremo dell’agonia e della morte,
la sua persona non reagisce con nessuna ribellione. Tutto in Lui e da
Lui emana pace, misericordia, perdono, solidarietà.
Noi
stessi possiamo trovarci in situazioni analoghe a quelle di Cristo.
Quando il mondo ci crolla addosso e sotto mille schegge o calcinacci
avvertiamo che ormai tutto è finito. Non sempre però si muore. Non
sempre la morte pone un termine benedetto a tanta angustia. Spesso è più
faticoso continuare a vivere. È più complicato imparare a vivere,
aprirci a un orizzonte più ampio, a convertirci orientando la nostra
esistenza secondo la Parola. Parola abbandonata, dimenticata per fare
spazio a chiacchiere che sembravano rassicurare e promettere il paradiso
in terra. Parola che occorre accogliere con la mano tremante
dell’accattone, senza volerla dominare e piegare ai nostri capricci.
In Cristo anche ciascuno di noi, nessuno escluso, ha superato
il conflitto che prima o poi tutti affrontano con se stessi. E con gli
altri. Anche con D-i-o: a volte ci sembra precipitoso e troppo
impulsivo, talora insopportabilmente lento e disattento. In Cristo si
saldano le nostre piccole esperienze con le sue e con quelle di David.
La voce del re poeta assume il timbro dei nostri cuori e ci accompagna
nel cammino della salvezza fino a quando scopriremo che D-i-o non ci ha
abbandonati. Allora annunzieremo anche noi la sua giustizia “Ecco
l’opera del Signore” (sal 21, 32b).
Depois da Segunda Leitura, canta-se o
Gradual Christus factus est, que em tempos adaptámos para Português:
Cristo fez-se obediente até à morte, e morte de cruz (MP3):

Sobre este gradual,
comentou Fúlvio Rampi:
Obras maestras del canto gregoriano / El gradual de la Pasión
Se canta el Domingo de Ramos y el Viernes Santo. Aquí en una nueva ejecución que nos ofrecen los "Cantori Gregoriani" y su Maestro
de Fulvio Rampi
TRADUCCIÓN
Cristo se hizo obediente por nosotros hasta la muerte,
la muerte de cruz.
Por lo cual Dios le exaltó
y le otorgó el Nombre que está sobre todo nombre.
Cristo se hizo obediente por nosotros...
(Filipenses 2, 8-9)
ESCUCHA
Segue-se a Leitura da Paixão.
No
ano A, lê-se do Evangelho de
São Mateus. Eis a mística composição de
Diogo Dias Melgás para esta proclamação solene:
O Cântico da Comunhão é a antífona
Pater si non potest hic calix transiri,
aqui comentada por Bruder Jakob:
L’antifona è tratta dal dialogo di Gesù con il Padre nel Getsemani. Il testo è inserito nella “Passione” secondo Matteo (26, 14- 27, 66): “Pater, si non potest hic calix transire, nisi bibam illum, fiat voluntas tua” (Mt 26, 42). La melodia in sol plagale (VIII Modo) è caratterizzata dall’inizio che sottolinea in modo particolare l’invocazione “Pater”. Il canto si muove con serenità ed evidenzia con le note acute do/re la confessione dell’obbedienza totale del Figlio (“nisi bibam, fiat”) che si abbandona alla “voluntas tua” nella quiete della conclusione finale sul sol.
L’elemento musicale più interessante si concentra sulla parola “Pater”. Il Graduale Romanum scrive do-do / si-si-la. Il Graduale Novum propone si-do (pes quadrato)/ la-si-la (torculus speciale initio debilis); le stesse note anche nel graduale Painiano 19, 80r. Nella versione melodica dell’antifona, in una recensione globalmente più fiorita, nel graduale romano Bodmer 74, 72r si legge do do-si / la-si-do-re-do-si-la si-do-si-la-si.
Il fatto che Gesù realizzi la volontà del Padre e sia disposto a bere il calice nonostante ciò che sul piano fisico/materiale e spirituale/simbolico ciò comporta, si spiega con un solo fatto. Gesù è il Figlio amato con predilezione, come si è appreso più volte, da Betlemme a Gerusalemme, dal Giordano al Tabor e via via nelle varie teofanie e nei miracoli rivelatori del D-i-o Trino e Uno.
Questo è l’aspetto fondante. Ma decisivo nelle vicende del D-i-o incarnato è l’amore che il Figlio nutre per il Padre. Amore che si traduce nell’ascolto incondizionato di un’obbedienza totale. Fino a bere il calice che noi, certamente, avremmo rifiutato, perché contro ogni logica umana, contro il cosiddetto buonsenso.
Nell’arco di una vita, a tutti può accadere di affrontare la prova del calice. Anche nella vita quotidiana, quella “normale”, ci sono obbedienze che san Benedetto giudica impossibili. Momenti che si possono affrontare e accogliere soltanto nell’atteggiamento del pieno abbandono alla volontà di D-i-o. Situazioni apparentemente assurde, perché non seguono i tornanti di ragionamenti logici. Condizioni disperate, perché ci fanno scontrare con i nostri limiti. Senso di totale impotenza, perché una o tante volte abbiamo dovuto ammettere, in casi analoghi, la nostra disfatta.
Il problema fondamentale rimane D-i-o. Innanzitutto il Padre. Spesso ricostruito a nostra immagine e somiglianza, attribuendogli – gonfiandoli all’inverosimile – i connotati positivi del nostro babbo, della nostra mamma. Dopo l’incarnazione del Verbo, possiamo metterci alla presenza del Padre solo nello stesso Verbo incarnato. È la vita in Cristo che ci permette di trovare atteggiamenti interiori ed espressioni di comunione con il Padre (ed è dall’esperienza mistica del Padre celeste, che siamo in grado di ricuperare il giusto rapporto con nostro padre e nostra madre).
Non metteremo sulla bilancia delle nostre facoltà e dei nostri interessi gli elementi rassicuranti che di solito premono per questa o l’altra decisione, quanto ai nostri occhi giustifica determinate scelte. “L’amore per la logica”, diceva un tale, “spesso soffoca la logica dell’amore”.
Accettare il calice non è un gesto azzardato, né esprime un’orgogliosa supponenza. Se lo accettiamo, non è in forza di quanto siamo e possiamo fare da noi. È sempre dono gratuito dello Spirito. Forza pneumatica che anche in noi si manifesta al vertice di un cammino, alla vigilia della risurrezione, nel momento supremo della com-passione e con-morte, realtà vissuta, nostra partecipazione al destino dell’Uomo-D-i-o.
A
gravação pelos magníficos
Cantori Gregoriani de Cremona, sob a direcção de Fulvio Rampi no programa semanal
La Domenica con Benedetto XVI, das antífonas
Hossana Filio David (03:10) e
Pueri Hebreorum (5:00) para a procissão do início da Festa, seguidas da explicação do maestro (6:45) e do gradual
Christus factus est (9:30):
Ainda sobre vários destes canticos para o Domingo de Ramos,
comentou a Prof.ª Idalete Giga:
Em 2011 cantámos os cânticos que seguem abaixo num documento do
Scribd, com as traduções para português das orações em latim; podeis descarregar e imprimir à vontade.
Proprium de Dominica in Palmis de Passione Domini
No Ofertório cantámos a antífona Iudica causam meam proposta pelo
Graduale Simplex (GS) prescreve música a ser cantada pela schola e pelo povo alternadamente. Já agora, para quem desconhece, o GS é um livro muito útil às igrejas mais pequenas que careçam dos recursos necessários para o cumprimento das rubricas mais exigentes dispostas noutros documentos, em matéria de música litúrgica.
Partituras e
gravação de 24-3-2018:
in. Domine ne longe facias
http://pemdatabase.eu/image/22909
ky.
http://pemdatabase.eu/image/4500
gr. Tenuísti manum
http://pemdatabase.eu/image/22910
tr. Deus Deus meus = gr.
of. Improperium
http://pemdatabase.eu/image/22912
sa. = ky.
ag.
http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. Pater si non = of.
hy. Pange lingua
an. Ave Regina celorum
http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html
Fontes e
gravação Dominica in ramis palmarum c2019-4-14
ĩt. Ante sex dies http://pemdatabase.eu/musical-item/37466
ky. http://pemdatabase.eu/image/4500
of. Improperium http://pemdatabase.eu/image/22912
sã. = ky.
ag. http://pemdatabase.eu/image/4501
cõ. Pater = of.
hỹ. Pange lingua
ãt. Ave Regina celorum http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/09/santa-missa-cantada-ao-domingo.html
http://divinicultussanctitatem.blogspot.pt/2011/04/musica-propria-para-o-domingo-de-ramos.html
AMDG